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“I loro genitori, i parenti stretti, ma pure gli amici stanno tutti fuori dalla casa circondariale.
Sono ansiosi. Sono spinti da quell’entusiasmo che precede il momento della festa. Non stanno più nella pelle, li si vede. Spostano il peso del corpo da un piede all’altro, non riescono a stare fermi. Si tormentano le mani. Non vedono l’ora che i loro figli vengano liberati. Qualcuno ha pure portato con sé un cabaret di pastarelle, una bottiglia di spumante da stappare lì, appena il tempo che i ragazzi mettano un piede fuori di galera.
Incarcerati ingiustamente. Per una poco di buono, che giù al quartiere tutti la conoscono. Una che si veste scosciata, che le piace farla annusare in giro, che se poi finisce per trovare chi le dà quel che tanto cercava si lamenta pure.
Va a infamare questi bravi giovani negli uffici della questura, che tutti li conoscono, che sono lavoratori, che si arrangiano da mattina a sera e non tengono testa per le distrazioni, sempre che non incontrino una che proprio se la va a cercare.”

Questo è l’inizio del racconto “Carmela”, che trovate nella raccolta “I confini del male”, pubblicato da Pop Edizioni.
Una ragazzina abusata, il branco che le ha usato violenza, composto da coetanei di sua conoscenza, che viene scarcerato, perché la vittima in qualche modo è apparsa consenziente, le famiglie che festeggiano fuori dal carcere.
Una situazione molto diffusa, un pensiero che viene continuamente alimentato anche al di fuori delle aule di tribunale, tra le persone comuni. Quante volte abbiamo sentito ripetere: “È lei che se l’è cercata”. Perché si era vestita in maniera troppo provocante o perché aveva modi troppo amichevoli, come se davvero la colpa fosse sua, come se fosse una colpa vestirsi e comportarsi a proprio piacimento, quasi che tutto ciò valesse come un esplicito consenso, quasi che la libertà di una ragazza legittimasse lo sfogo dei più bassi istinti maschili di chi incontra.
Forse è per questo che, così spesso, chi subisce abusi preferisce tacerli, percependosi comunque giudicata a priori da una società arretrata come la nostra.

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