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“Diventare famosa. Che ci vuole?
Basta imbucarsi una sera, quasi per caso, a una festa insieme al tuo ragazzo.
Non è il tuo moroso fisso, non ancora perlomeno. Però ti piace. Ti fa sangue. Anche tu gli piaci, si vede. Si capisce. Vi siete incontrati per due pomeriggi di fila e subito ti ha invitata ad andare al party, insieme a lui. Mano nella mano, come due fidanzatini.
Anche se poi, sulla porta, te l’ha mollata, la mano, appena ha intravisto il gruppetto dei suoi amici. Vuole fare il duro. Niente romanticismi, in pubblico.
I suoi amici lo vedono, lo salutano da distante: «Ehi, bella, frà!». Lui risponde con un ghigno, mostrando i denti bianchi come perle. Fa un cenno della testa verso di te, che gli stai accanto. Loro, notandoti, fanno okay a pollice insù, sghignazzano, confabulano.
Alla festa ci sono tutti ragazzi più grandi, ma questo non ti preoccupa. Anche il tuo accompagnatore è più grande di te. L’hai conosciuto on line, sei andata avanti a chattare con lui per settimane. Hai capito subito che era un tipo a posto, che era giusto per te, che sarebbe stato gentile e premuroso, che ti saresti trovata bene insieme a lui.”

Questo è l’inizio del racconto “Linda”, che trovate nella raccolta “I confini del male”, Pop Edizioni.
Un caso emblematico, una storia romanzata, che riecheggia però una miriade di episodi del tutto simili, che spesso neppure arrivano agli onori della cronaca.
Una ragazzina che si fida di una persona più adulta, si fa coinvolgere in una serata tra gente che non conosce, si fa abbindolare, si fa stordire attraverso la somministrazione di alcolici e additivi vari, viene filmata, senza che neanche se ne renda conto, durante rapporti sessuali di gruppo a cui si presta in uno stato di incoscienza.
Il caso più recente e tra i più eclatanti è quello dell’imprenditore digitale che irretiva giovani ragazze dentro il proprio attico per imbottirle di alcolici e potenti droghe e poi abusare dei loro corpi pressoché esanimi anche per una giornata intera con pratiche umilianti per le proprie vittime. Tutto veniva ripreso e mandato a un gruppo di amici e collaboratori come si trattasse di una sorta di trofeo, qualcosa di cui vantarsi in giro.

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