«Gennifer mica lo capisce perché non possono badare a lei mamma e papà, che non tengono niente da fare. Se ne stanno tutto il giorno rinchiusi dal tabacchino all’angolo, la mamma con un mazzo di grattini in una mano e una moneta da cinquanta centesimi nell’altra, il papà in faccia alle macchinette, non tengono uno straccio di lavoro, giusto mamma qualche volta va a pulire in casa da una signora. Ma allora perché non trovano il tempo di stare con lei e invece la portano su dai Caruso?
Che quella è brutta gente, che fa male ai bambini, pure ai loro, Gennifer ce lo ha detto a mamma che a lei non piace quando sta sola con Carmelo, ma niente, mamma le ha fatto segno di tacere, come se non ne volesse sapere, le ha fatto gli occhi brutti, le ha fatto capire che quel che decidono lei e il marito è sempre cosa giusta. Acqua in bocca, le ha spiegato. E stavolta le è andata pure bene, perché il mese scorso, quando la madre era stata convocata dalla maestra, preoccupata perché tutti i disegni che Gennifer faceva in classe erano pieni di mostri, di sangue e di bambini torturati, tornata a casa le aveva pure dato una mano di botte, con la consegna di non fiatare mai più con nessuno, manco con gli scarabocchi sopra i fogli da disegno.»
Così inizia il racconto “Gennifer”, contenuto nella raccolta “I confini del male”, pubblicato da Pop Edizioni.
Si ispira a un fatto di cronaca di qualche anno fa: una bambina piombata giù dal tetto di un palazzo. Si fece presto a scoprire che la poverina era finita in un losco giro di pedofilia, a cui si aggiungeva il sospetto che i genitori fossero a conoscenza di quanto avvenisse e, anzi, in qualche modo lo assecondassero.
Il tema del bambino abusato, spesso a scopi di lucro, è ricorrente e dolorosissimo. È una piaga che segna l’umanità da sempre, a ogni livello sociale. Il bambino è il debole per definizione, l’essere bisognoso di cure e attenzioni che, proprio per questo suo stato di dipendenza dagli adulti, talvolta finisce invece vittima di trame aberranti, compiute da menti perverse o da individui senza scrupoli.
Chi non rispetta l’infanzia non ha rispetto per la vita.
Che quella è brutta gente, che fa male ai bambini, pure ai loro, Gennifer ce lo ha detto a mamma che a lei non piace quando sta sola con Carmelo, ma niente, mamma le ha fatto segno di tacere, come se non ne volesse sapere, le ha fatto gli occhi brutti, le ha fatto capire che quel che decidono lei e il marito è sempre cosa giusta. Acqua in bocca, le ha spiegato. E stavolta le è andata pure bene, perché il mese scorso, quando la madre era stata convocata dalla maestra, preoccupata perché tutti i disegni che Gennifer faceva in classe erano pieni di mostri, di sangue e di bambini torturati, tornata a casa le aveva pure dato una mano di botte, con la consegna di non fiatare mai più con nessuno, manco con gli scarabocchi sopra i fogli da disegno.»
Così inizia il racconto “Gennifer”, contenuto nella raccolta “I confini del male”, pubblicato da Pop Edizioni.
Si ispira a un fatto di cronaca di qualche anno fa: una bambina piombata giù dal tetto di un palazzo. Si fece presto a scoprire che la poverina era finita in un losco giro di pedofilia, a cui si aggiungeva il sospetto che i genitori fossero a conoscenza di quanto avvenisse e, anzi, in qualche modo lo assecondassero.
Il tema del bambino abusato, spesso a scopi di lucro, è ricorrente e dolorosissimo. È una piaga che segna l’umanità da sempre, a ogni livello sociale. Il bambino è il debole per definizione, l’essere bisognoso di cure e attenzioni che, proprio per questo suo stato di dipendenza dagli adulti, talvolta finisce invece vittima di trame aberranti, compiute da menti perverse o da individui senza scrupoli.
Chi non rispetta l’infanzia non ha rispetto per la vita.