“Ernestina articola un grido rauco, che non ha più nulla di umano. Il signor Luciano reagisce con una sberla dritta sulla bocca, tanto forte da spaccarle la dentiera a metà: «Zitta ti devi stare, vecchiaccia. Zitta o ti faccio morire prima di quando è l’ora tua,» e mentre lo dice, le sbatte la testa contro la testiera di metallo, trattenendola tra le mani tozze, le dita pelose della sua mano sinistra che le entrano in bocca, le riempiono la cavità orale, le spingono i frammenti di dentiera verso la gola, sin quasi a soffocarla.
Ernestina rantola, ma non è quello a fermare il signor Luciano.
Si blocca quando sente entrare nella stanza i due parenti che già lavoravano per lui all’impresa di pulizie, che ora sono dipendenti della casa di riposo insieme a una OSS rumena che ha dovuto assumere per essere a posto con gli obblighi di legge.
«Che fai? Così la ammazzi…» lo riprende sua moglie.
«Forse è la volta buona che lascia il letto libero,» risponde il signor Luciano con un tono da sbruffone, però intanto allenta la presa, almeno sino a che la moglie e il cognato non finiscono di dare una rapida pulita alla stanza con gli stracci intinti in un secchio di acqua già lurida.
Quando loro passano alla stanza attigua, il signor Luciano ricomincia con Ernestina: «Guarda te, ci hanno interrotto proprio sul più bello…» e ridacchia.
La paura colora il volto patito della donna. Il signor Luciano glielo stringe tra le dita tozze, lei sente male, strizza gli occhi, spera che quel dolore finisca presto, un pensiero prelogico, non verbale, animalesco. Il pensiero della preda tra le grinfie del rapace.”
Il brano è tratto da “Ernestina”, un racconto che trovate nella raccolta “I confini del male”, pubblicata da Pop Edizioni.
Protagonista una anziana indifesa, in un ospizio in cui chi è pagato per prendersene cura se ne approfitta invece nei modi più biechi, sicuro che la poverina non lo denuncerà. Il racconto prende spunto da un fatto realmente accaduto poco tempo fa e continuamente ripetuto in ogni parte d’Italia secondo modalità abbastanza simili.
Anche qui il tema centrale è l’abuso vigliacco ai danni di una persona in difficoltà da chi la può sopraffare facilmente.