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“All’inizio, la maestra Margherita sembrava gentile. Lo aveva accolto con un bel sorriso, sorrideva a lui e anche alla mamma.
Alla mamma sorride ancora adesso, quando la vede arrivare. Poi, appena è sicura che sia abbastanza distante, il sorriso le si spegne in faccia, ogni volta che cala gli occhi su Simone. Neanche con gli altri bimbi sorride, se non c’è nessun grande a guardarla, ma con Simone fa la faccia proprio brutta. E non si ferma alla faccia brutta. Gli dà le sberle, gli molla calci nella schiena, se non sta attento a rimanere sempre con le spalle al muro, gli spinge la faccia nel piatto della minestra calda, gli tira via la sedia da sotto il sederino con un calcio e gli fa sbattere il mento contro il tavolo.
Quando sbaglia disegno o non riesce a scrivere una vocale, gli colpisce la testa con un giocattolo. Quello fatto a cagnolino, con l’anima di metallo, che fa male ma non lascia segni.
Quando si sporca mentre mangia o non finisce tutta la pappa, la maestra Margherita gli infila la faccia nel piatto, gli riempie la bocca a cucchiaiate, poi lo mette in castigo, in un angolo, e se qualche altro bambino prova ad avvicinarsi, gli arriva piano piano da dietro e gli tira una sberla a mano aperta che lo fa cascare in terra: «Lascia stare lo scemo! Da solo se ne deve stare. Se ci vai a parlare fai la fine sua!».
Lo scemo è Simone.”
Quello che avete appena letto è un passaggio tratto dal racconto “Simone”, che fa parte della raccolta “I confini del male”, pubblicata da Pop Edizioni.
La vittima è un bambino in età prescolare con lievi problemi di apprendimento. La maestra della scuola per l’infanzia, dove la madre è costretta a lasciarlo ogni mattina per recarsi al lavoro, approfitta delle sue debolezze, sembra voler sfogare su di lui tutte le sue frustrazioni, consapevole del fatto che Simone non confesserà a nessuno quanto subisce, perché non è in grado di farlo.
Anche questa è una vicenda purtroppo ridondante nei casi di cronaca di cui ci arriva notizia.
E rispetto a tutte quelle di cui veniamo a conoscenza, quante soverchierie ai danni dei soggetti più fragili rimangono ignote?

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