Ci sono narratori che come navigati giocolieri di parole pubblicano un libro dopo l’altro, quasi senza sforzo. Nella facilità che ostentano c’è talento quanto basta, parecchio mestiere, solo qualche volta arte.
Ci sono invece autori che cercano una propria verità, e sanno che una impresa nuova è un tunnel fitto di insidie.
Con questo spirito di ricerca Giorgio Franzaroli, vignettista e maestro di satira quotidiana, che ha pubblicato su “Frigidaire”, sull’“Unità” e da dieci anni ogni giorno sul “Fatto Quotidiano”, ha affrontato il suo primo romanzo a fumetti: “Orrido famigliare”.
Come spiega nell’introduzione al volume, non è stato facile trovare il registro narrativo adatto a raccontare la storia della sua famiglia nel paesaggio drammatico e complesso degli ultimi anni di guerra, fra la Croazia e la Linea Gotica. Franzaroli intuisce che l’unico modo per restituire gli eventi e le emozioni di quel periodo è la lealtà dello sguardo, la limpidezza del resoconto, senza omettere, senza distorcere.
E riesce nel suo intento egregiamente.
La storia comincia a Montese quando l’Autore, da bambino, trascorre le sue serate ad ascoltare i racconti della nonna sugli anni difficili della guerra – la paura, le fucilazioni, la miniera in Croazia e le foibe, il nonno comunista che scappa dai comunisti titini, il ritorno a Montese tra i tedeschi e le bombe degli Alleati – e termina con Franzaroli adulto ad Arsia, sulle tracce di quel pezzo di vita dei suoi nonni che ormai gli appartiene, a cercare la casa, i luoghi, ciò che resta del loro passaggio.
Nella Croazia di oggi l’Autore avverte le tracce di una ostilità antica, di questioni non risolte e riparte con un sapore amaro, ma con la voglia di raccontare quella storia carica di umanità e di domande: cosa sono stati gli italiani in Istria? Cosa fa la guerra alle persone? Come si trova la forza per sopravvivere?
Un’attenzione rigorosa, una straordinaria capacità di cogliere le sfumature emotive e politiche di quegli anni difficilissimi: un libro prezioso che consegna nelle mani di chi legge l’opportunità di conoscere e comprendere, attraverso gli occhi e la voce di chi c’era, come solo i migliori romanzi sanno fare.
Ci sono invece autori che cercano una propria verità, e sanno che una impresa nuova è un tunnel fitto di insidie.
Con questo spirito di ricerca Giorgio Franzaroli, vignettista e maestro di satira quotidiana, che ha pubblicato su “Frigidaire”, sull’“Unità” e da dieci anni ogni giorno sul “Fatto Quotidiano”, ha affrontato il suo primo romanzo a fumetti: “Orrido famigliare”.
Come spiega nell’introduzione al volume, non è stato facile trovare il registro narrativo adatto a raccontare la storia della sua famiglia nel paesaggio drammatico e complesso degli ultimi anni di guerra, fra la Croazia e la Linea Gotica. Franzaroli intuisce che l’unico modo per restituire gli eventi e le emozioni di quel periodo è la lealtà dello sguardo, la limpidezza del resoconto, senza omettere, senza distorcere.
E riesce nel suo intento egregiamente.
La storia comincia a Montese quando l’Autore, da bambino, trascorre le sue serate ad ascoltare i racconti della nonna sugli anni difficili della guerra – la paura, le fucilazioni, la miniera in Croazia e le foibe, il nonno comunista che scappa dai comunisti titini, il ritorno a Montese tra i tedeschi e le bombe degli Alleati – e termina con Franzaroli adulto ad Arsia, sulle tracce di quel pezzo di vita dei suoi nonni che ormai gli appartiene, a cercare la casa, i luoghi, ciò che resta del loro passaggio.
Nella Croazia di oggi l’Autore avverte le tracce di una ostilità antica, di questioni non risolte e riparte con un sapore amaro, ma con la voglia di raccontare quella storia carica di umanità e di domande: cosa sono stati gli italiani in Istria? Cosa fa la guerra alle persone? Come si trova la forza per sopravvivere?
Un’attenzione rigorosa, una straordinaria capacità di cogliere le sfumature emotive e politiche di quegli anni difficilissimi: un libro prezioso che consegna nelle mani di chi legge l’opportunità di conoscere e comprendere, attraverso gli occhi e la voce di chi c’era, come solo i migliori romanzi sanno fare.