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“E poi me lo dici così, non ti amo più?
Me lo dici così?
Come se non mi avessi amata mai.
E c’è una bella differenza
tra non amare più
e non avere mai amato.”

Nell’immagine ideale di un dialogo amoroso, nessuna domanda rimane senza risposta.
Nella vita reale invece, quando una storia d’amore si interrompe bruscamente, le domande ossessive che martellano cuore e mente non trovano quasi mai una risposta.
E non solo perché lui/lei si è dileguato e di parlare non ha nessuna voglia, ma perché non esiste un motivo razionale che possa spiegare la fine (o l’inizio) di un amore.
Purtroppo non basta essere lasciati per smettere di amare né per farsene una ragione.
Perciò, a cosa servono tutte quelle domande che continuano ad assillarci, quel bisogno di capire per far cambiare idea (e sentimenti) a chi non ci ama più?
È una maniera di farsi ancora più male?
A volte sì, ma a volte invece le domande servono a guarire.
E difatti nel libro di Anita Docile, “A volte mi calmo”, le domande cambiano, smettono di rivolgersi a chi non può o non vuole rispondere, e si dirigono all’interno, verso l’unica persona che non potrà mai abbandonarci: noi stessi. Ed è proprio grazie a un monologo interiore ricco di buonsenso, vivacità sentimentale, acume e tanta ironia, che pian piano arrivano le risposte.
Perché solo guardando in faccia noi stessi con lealtà e affetto possiamo scoprirci creature, sì, “emotivamente imperfette”, ma dotate di risorse illimitate per uscire fortificate anche dal più crudele degli abbandoni.
I versi di Anita Docile, immediati, commoventi, arrivano dritto al cuore di chi legge perché non nascondono i sentimenti e riflettono in pieno il tipo di poesia che riesce a sopravvivere nel mondo.
Quella poesia istintiva – non presuntuosa – che viene sussurrata, dedicata, ricopiata sulle agende, inviata con un sms. Perché bisogna riempirsi gli occhi di ciò che fa bene al cuore e condividerlo con altri.
Infatti, “A volte mi calmo” è composto da 63 pagine staccabili con illustrazioni e parole da appendere in casa, regalare, portare in viaggio, tenere sul comodino per sorridere prima di dormire e al risveglio.
Per guarire con amore, quando l’amore fa troppo male.

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