È difficile per un adolescente tentare di spiegare le proprie emozioni a chi è convinto che la gioventù sia un idillio. Perciò, forse, la giovanissima poetessa Roberta Margiotta ha deciso di affidare le sue emozioni all’alleata che più di chiunque altro avrebbe potuto soccorrerla: la poesia. “Ho cercato di raggiungere il mare
ma le mie gambe sono state risucchiate
dalla forza
così è stato risucchiato il sogno
e la parvenza di innocenza che restava.”
Nei versi di “Ero feroce in sogno” l’adolescenza emerge come il periodo complicato che è, senza nessuna semplificazione. All’abbandono dell’innocenza infantile fanno seguito tormenti inaspettati, ma anche un feroce desiderio di felicità.
Roberta Margiotta, durante questi anni difficili, capisce che l’infelicità e la felicità non si escludono a vicenda, anzi, hanno bisogno l’una dell’altra; così come, senza l’oscurità del sonno, non ci sarebbe la vivacità del sogno e la rinascita che racchiude in sé.
“Portami con te nelle piaghe della notte
e rigenerami tra le tue braccia bambine
che non conoscono il peso della vita.
Il respiro è l’unica traccia della tua esistenza,
eppure ti sento in me quasi come se in me
tu ci vivessi.”
Il coraggio e la vitalità che emergono dalle sue poesie sono radicati proprio in questa consapevolezza. Nel suo continuo desiderare, la poetessa non indietreggia di fronte all’oscurità della notte. Anzi, la utilizza come ispirazione, come strada da perseguire per poter diventare adulti.
Dalla complessità dell’adolescenza sbocciano immagini lucide e feroci, precisissime nella loro carica emotiva. Perfetta unione di luce e buio, i versi di Roberta sono crudi e teneri insieme, sono dolore e consolazione. Una luce di bellezza accesa nel buio.
