Com’è facile vivere per chi sa controllare i propri sentimenti.
Sarebbe bello poter decidere a proprio piacimento di cosa curarsi e cosa invece tralasciare, dimenticare la dolorosa questione dei sentimenti, galleggiare sopra le vampate strazianti e le passioni, abbassare la temperatura del proprio cuore quando ci si sente stremati.
Ma per molti controllare le pulsioni dell’animo non è possibile: sono le emozioni a comandare le azioni, non il contrario.
Anita Docile, autrice di “A volte mi calmo”, appartiene decisamente a questa seconda categoria: in ogni sua poesia è il cuore ad affiorare da ogni parola, con orgoglio e con passione.
La protagonista di “A volte mi calmo” è reduce da una terribile, inaspettata delusione d’amore, e mentre il suo lui non sembra affatto infelice di accantonare la loro storia, lei soffre per entrambi.
Ci immaginiamo quest’uomo misterioso, che tace fin quasi alla fine del volume, prepararsi davanti allo specchio e uscire in cerca di donne nuove, già lanciato verso il futuro, con il cuore docile e domato.
Ma lui è sullo sfondo, lui non conta: l’unica voce che sentiamo è quella di lei, che invece, nello sfogare lealmente i propri sentimenti attraverso la poesia, proclama la superiorità delle emozioni, della formidabile e acuta vivacità del suo sentire.
Ed è proprio questa esplosione ironicamente drammatica, come una febbre sentimentale che la assale per poi svanire, che porterà la protagonista alla guarigione: ripartendo dalla propria magnifica, ostinata fragilità.
Una donna viva, pulsante, che non consente di essere ignorata.
“Ho conosciuto un’altra donna.
Così mi ha detto: un’altra donna.
Come
se io fossi quella cosa lì.
Una donna e nient’altro.
Come se tutto il tempo
e le mie parole
mi avessero reso simile a una qualunque donna.
Una di quelle creature graziose
e deliziose, che puoi incontrare
ovunque
e infatti lui ne aveva incontrata un’altra.
Un’altra donna.
E non io.”