Le parole possono sembrare uno strumento semplice da usare, diretto e uguale per tutti, ma fin troppo spesso originano problemi, incomprensioni e fraintendimenti che in un battibaleno rischiano di trasformarsi in dramma.
Anche nello spazio della pagina, mettere in parole i propri desideri e ambizioni può essere ostico per un personaggio letterario, come lo è per qualunque lettore.
È ciò che accade ai personaggi di “La turista italiana”, dissacrante romanzo di Maria Tina Bruno che, attraverso una storia che somiglia sorprendentemente alla vita, e proprio per questo così coinvolgente e condivisibile, mette in scena la potenza della parola, facendoci immergere nelle altalenanti, divertenti vicende dei numerosi personaggi che tentano di districarsi dalla “quotidiana dose di guai” attingendo a piene mani da ogni genere di risorsa umana: tenerezza, pervicacia, disperazione, ironia, sensualità e amore.
Un amore smodato per la vita è il filo che unisce ognuno dei personaggi e delle vicende, ed è impossibile non commuoversi, arrabbiarsi o ridere di gusto per gli irresistibili dialoghi, in cui immancabilmente i protagonisti non riescono a dire davvero cosa pensano o cosa sentono.
Ma è così difficile capirsi, rincorrendosi e schivandosi a Creta, tra le splendide spiagge e le montagne aspre e altere che assistono indifferenti alle vicende di noi esseri umani?
Siamo davvero così schermati, quando si tratta di mettere in gioco i nostri sentimenti?
Come in tutte le storie d’amore e di amicizia, di accordo e disaccordo tra donne e uomini, saranno proprio le parole a fare la differenza: tra parole oneste, scelte con cura, e frasi pronunciate nell’impeto del momento, tra rabbia furibonda e desiderio di una tregua, tra piacere della carne e patimenti dello spirito, non c’è voce di questo romanzo polifonico che si possa dimenticare facilmente.
Perché in ogni parola o sospiro di questo intenso mosaico letterario si cela qualcosa di talmente umano che è impossibile non rispecchiarsi con sincero stupore.