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Nel mondo che ci circonda, la nostra identità non è più un’àncora che ci lega a noi stessi, ma sembra piuttosto un progetto mai finito.
Un corpo che dev’essere sempre più snello, un carattere che dev’essere in continuo miglioramento.
Yoga, diete, corsi online per trasformarci, migliorarci, spingerci a essere il nostro sé migliore tramite una ferrea disciplina.
Ma poi, nel momento in cui apriamo le pagine di un libro, è nella letteratura che ritroviamo, finalmente, la gioia di lasciarsi andare. Un piacere che non serve assolutamente a niente, se non a farci provare delle care, vecchie, inutili, intense emozioni.
“bastarda voluttà
o celeste ipocrisia
mi basta un minuto per incendiarti tutta
solo con il suono delle mie parole
e della mia vergogna
io ti riconosco
immobile e sconvolta
racchiusa in te stessa
all’interno dell’uomo che ti ha uccisa
all’interno del corpo che ti ha straziata
fino a renderti invisibile
pari a me sola
nel mondo che brulica di mosche e formiche.”
È solo in letteratura che possiamo trovare l’essenza dell’io che si cela al di là della razionalità, delle logiche del mercato, del consumismo superficiale che ci considera come prodotti da raffinare.
Ed è per questo che la voce di Roberta Margiotta, giovanissima poeta che ha esordito con la raccolta “Ero feroce in sogno”, risuona come una voce freschissima, graffiante e ferocemente sincera.
Perché in un mondo dove ogni anima sembra ingabbiata in un involucro di plastica scintillante, lei, armata della sua giovinezza e della sua incredibile maturità poetica, sa accedere all’universo che si nasconde sotto la superficie.
Un universo a volte oscuro, ma che non le fa paura. Un universo che solo la poesia ha il potere di descrivere.
“In nome di Dio con il sangue tra le dita
svisceriamo le tenebre
cercando la verità tra la polvere
quando forse è la polvere ad essere
la verità.”

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