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“Certo che mi piacerebbe parlare ancora con te.
Non dico tutti i giorni.
Ma almeno tutte le notti…”
Quello che più ci sembra necessario, a volte, è proprio quello che non possiamo avere.
Come quando fuori nevica e si vorrebbe stare sdraiati al sole per consolarsi del freddo.
O come quando, dopo essere stati lasciati, tutto ciò che si desidera è poter parlare del proprio dolore con chi non c’è più.
La mano che ci ha fatto soffrire trasformata in spalla su cui piangere.
La voce di chi non ha più niente da dirci trasformata in consolazione.
E a nulla serve cercare di essere forti.
L’indimenticabile alter ego creato da Anita Docile nella sua raccolta “A volte mi calmo: ritratti di amore e disamore” cammina sul filo sottile della coscienza emotiva, tra la consapevolezza che non può esistere – non deve esistere – un ritorno ai giorni dell’amore pieno e la volontà di abbandonarsi ai folli desideri del cuore ferito eppure indomabile, perdutamente innamorato eppure disamorato.
Anita lo sa, si può fingere di essere felici, ma non si può nascondere il dolore.
Si può fingere di essere ragionevoli, ma è impossibile ragionare quando il mondo sembra essersi capovolto. Quando le voci a due diventano un monologo, quando le pareti di casa si trasformano in silenzio e penombra.
Ma si può imparare a sorridere con tenerezza dei propri clamorosi fraintendimenti, perché quando ci sembra che una storia finisca all’improvviso qualcosa di gigantesco è sfuggito al nostro sguardo, ma non al nostro cuore.
Perché il cuore lo sente, lo sa, quando l’amore si assottiglia fino a trasformarsi in affetto e poi in sospetto. Il cuore lo sa e la mente anche, sono gli occhi che non vogliono vedere la distanza che giorno dopo giorno allontana i corpi, i baci e le affinità emotive.
L’inarrestabile protagonista di “A volte mi calmo” ci conduce con sé in ogni tappa della sua disavventura sentimentale, dal dolore alla guarigione, dallo stupore alla rinascita, in un diario poetico, commovente e divertente, per sorridere della propria granitica fragilità.
“Mi è rimasto solo il tuo accendino, amore mio.
Che non è poco
considerando che poteva anche
non rimanermi niente.
Ne sono lieta
e me lo stringo tra le tette
continuamente.”

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