Ormai, in un’arena politica dove ogni giorno le regole del gioco si fanno più vaghe, ogni argomento, anche il più degno di rispetto e serietà, diventa terreno di scontro, di battaglia e di lotta ideologica.
Perfino la memoria nazionale, così importante per definire chi siamo, viene strumentalizzata e affilata come un’arma.
Basti pensare all’ormai inevitabile copertura mediatica che precede e accompagna ciascun 25 aprile, e, più di recente, anche ogni 10 febbraio: due giornate così importanti per la memoria dei combattenti della Resistenza antifascista e dei caduti nel massacro delle foibe diventano momenti di infinita polemica, dove la propria appartenenza partitica si trasforma in becera tifoseria che poco si addice a due occasioni così solenni.
Per fortuna c’è chi, abbandonando il chiacchiericcio del presente, ci ricorda che le uniche voci che dovremmo ascoltare sono le preziosissime testimonianze di chi la Storia l’ha vissuta. Chi c’era, chi ha visto con i propri occhi e può raccontarlo.
Le graphic novel di Giorgio Franzaroli, “Orrido famigliare” e il suo recente secondo volume, “Orrido famigliare: Primavera di bellezza”, hanno proprio questo scopo: mostrare come la Storia sia attraversata da innumerevoli sfumature, spesso impossibili da catalogare o definire, partendo dai racconti dei propri nonni, antifascisti, dissidenti ed esiliati.
Dalla diaspora istriana alla Resistenza partigiana, dalla Legione straniera alle foibe, e poi la fame, il freddo, la paura di non riuscire a sopravvivere, il coraggio di continuare a essere antifascisti a qualunque costo.
Cogliere questa complessità è l’unico modo di rendere giustizia al passato, allontanandosi dalla limitata prospettiva del presente.
Come quando ci si allontana da un affresco per riuscire a coglierne l’insieme, e non il semplice dettaglio.