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Per la nostra rubrica, interamente dedicata a tutti gli scrittori del socio-cosmo, oggi vi presentiamo il testo di Lorenzo.

Continuate ad inviarci le vostre creazioni e noi continueremo a darvi voce!

 

2019.? L’Italia dei social network (cioè il nuovo Bar Sport) è un continuo circolare delle solite 4 o 5 sentenze lapidarie e semplicistiche su questioni complesse, vale a dire ridurre al bianco e nero una realtà piena di sfumature. Comunque, tra i concetti che leggo più spesso c’è questo: «i nostri nonni con la quinta elementare sapevano più che ‘questi qua’ con due lauree» (aaargh!).

Allora. Mio nonno paterno, muratore, era del ‘27.

Aveva la quinta elementare, che per quei tempi non era poco.

Per tutta la vita ha letto romanzi, riviste, giornali, enciclopedie, poesie, saggi, di tutto. Scriveva bene. Sapeva suonare la fisarmonica (bene).

Sapeva svolgere lavori manuali di qualsiasi tipo, dal giardinaggio alla falegnameria, alla riparazione di un impianto elettrico.

È morto imparando di giorno in giorno cose nuove.

Lui, come tanti altri della sua generazione, sapeva che cosa significa davvero essere ignoranti.

E non se ne vantava, anzi: ha voluto rimediare alla mancanza di istruzione con lo studio personale, senza dichiarare lauree all’università della vita o della strada. E come lui anche i vostri nonni, cari miei, che «sapevano» NON PERCHÉ non avevano studiato, ma NONOSTANTE non avessero potuto studiare.

E non si sarebbero mai sognati di dire che la laurea non serve a niente.

 

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