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Per la nostra rubrica, interamente dedicata a tutti gli scrittori del socio-cosmo, oggi vi presentiamo il testo di Ilaria Nassa.

Continuate ad inviarci le vostre creazioni e noi continueremo a darvi voce!

 

Come al solito… Guardo il soffitto.

Vorrei, come diceva Vincent van Gogh, che la somma dei miei fallimenti porti al successo.

Io non voglio arrendermi. Il giallo di Vincent mi è entrato dentro. Lui dipingeva la luce del sole che non riusciva a vedere in se stesso. Eri un bel girasole, Vincent, anche se non lo sapevi. Anche se nessuno te l’ha detto. Vorrei dirtelo io.

Come al solito divago e strabordo dai miei pensieri.

È che la pioggia mi riporta sempre tante cose. È che i miei libri sono tutti qui dentro e escono tutti insieme in brandelli, in pezzetti di puzzle da ricomporre. Forse un giorno ce la farò a rimetterli in ordine in un disegno coerente. Forse ho già cominciato.

È che a volte, per vederci meglio, devo convincermi ad accendere una candela in questo buio delle nuvole. È che spesso sento la pioggia cadermi anche dentro le ossa. È che penso moltissimo alle persone che segretamente nascondo nel mio cuore. È che a volte guardo l’orizzonte e non scorgo mai il sole. D’altronde tutta questa pioggia mi fa tremare e a volte mi immobilizza.

Eppure, oggi mi pare di averlo visto. Un piccolo raggio di sole.

Chissà se era un miraggio.

 

 

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