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Non riesco a guardare mio figlio negli occhi perché ho paura.
È mio figlio: l’ho partorito, l’ho nutrito, mi sono presa cura di lui, ma all’improvviso ho paura. Non di lui, ma del suo mondo segreto, quel suo mondo che sembra a portata di mano, nella stanza di fianco, quel suo mondo che confina con la mia realtà, ma a cui non ho possibilità di accedere, perché lui mi tiene distante, sempre.
Mio figlio a 17 anni non parla più con me, non mi racconta niente, o perlomeno non mi racconta niente che sia vero e sia sincero, bofonchia, sorride, mi evita, mi schiva come si schiverebbe una pozzanghera: distrattamente. Perché lui non mi considera parte della sua realtà.
Sì, sono viva, ma vivo in un mondo di figurine noiose e distanti da lui. Sagome petulanti che si aggirano nei suoi stessi spazi, ma senza un’utilità precisa, se non quella di servirgli a qualcosa, di tanto in tanto. E invece di oppormi, mi sono resa conto che io ho paura della verità. È per questo che subisco i suoi silenzi.
Credevo di essere una donna forte, una madre inattaccabile, una sponda sicura per la mia famiglia. Ma invece ho paura. Una paura che mi tormenta persino di notte. Guardo il buio e cerco di concentrarmi su qualunque cosa che non sia “la verità”.
Non voglio sapere se mio figlio, in questo microcosmo tormentato che è la giovinezza, rientri nella categoria delle vittime o dei carnefici, dei ragazzini angariati o dei bulli che minacciano e terrorizzano i più deboli.
Non voglio sapere se fuori dalla nostra casa lui tremi di paura, o se invece ostenti prepotenza e disprezzo, disumanità e rabbia.
Non voglio sapere se mio figlio sia tra quelli che fanno finta di non vedere per poter sopravvivere in questo universo complesso e doloroso che è diventata l’adolescenza, o se davvero lui non veda, non capisca il dolore altrui e non riconosca la sopraffazione.
Ho il terrore che mio figlio possa essere uno di quei ragazzini che filmano le risse, assistono agli stupri, incitano il branco alla ferocia. Ho il terrore che tutti i miei consigli e insegnamenti si siano semplicemente sbiaditi nel tempo, sommersi da pulsioni e meccanismi che mi risultano incomprensibili. E non so come aiutarlo.

 

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