Il racconto “Antonino” è in finale al Premio Zeno, un importante concorso nazionale che, a cadenza annuale, premia le migliori proposte letterarie con un occhio di riguardo alle soluzioni stilistiche, oltre che ai contenuti.
Trovate il racconto in “I confini del male”, scritto da P.G. Daniel e pubblicato da Pop Edizioni. Parla di bullismo, ma anche della trascuratezza di istituzioni e famiglia nella cura di un minore affetto da autismo.
In generale, il libro è una sequenza di testimonianze sulle abiezioni e le prevaricazioni compiute da esseri umani a discapito dei loro simili, quando le debolezze altrui, anziché venire protette e aiutate, diventano motivo di crudeltà gratuite.
P.G. Daniel, autore prolifico, ha deciso, per questa sua opera, di rinunciare al taglio ironico che spesso lo contraddistingue, pur di non fare sconti al lettore e condurlo tra i cupi orrori che infestano la nostra quotidianità.
«La psicologa della scuola, quella che c’è due ore a settimana, gli ha dato del caso autistico, a lui, che manco sa guidare, che manco può averci l’auto, che se no andrebbe via lontano, a duecento chilometri orari, il finestrino giù, l’aria tra i capelli, per mettere quanta più strada gli riesce tra se stesso e le professoresse, tra lui e i compagni che lo spintonano e lo pizzicano e poi lui urla e deve filare dal direttore, tra lui e la mamma, che è buona, sì, lo dicono tutti che è buona, anche se, delle volte, si arrabbia magari per altre cose, per il lavoro, ma se la prende con lui, in casa, senza testimoni, così tutti possono continuare a pensare che è tanto buona.
Lo possono continuare a pensare anche le assistenti sociali che un giorno a settimana spuntano fuori per vedere se Antonino sta bene, e se non sta bene, a conti fatti fa niente, e ci vediamo la settimana prossima, anche se capita che quel mondo sempre in agguato prenda pure la forma della mamma, quando urla e alza le mani per poi mettergliele addosso, dove finiscono finiscono, che intanto Antonino dice niente, accetta tutto, poi al massimo fa una strillatina a scuola, magari strappa i libri, si butta in terra, il corpo docenti in separata sede lo bolla come “caso difficile”.»