“La Signora è conosciuta e benvoluta da tutti quanti, lì in giro. Non dà fastidio a nessuno, come si dice sempre in questi casi. Se ne sta per i fatti suoi. Parla poco. Spesso, per crearsi una capsula di intimità, apre la mezza dozzina di parapioggia che tiene sotto la panchina e li schiera tutt’intorno.
La città dorme. Forse anche lei, dietro gli ombrelli che fanno il giro attorno al suo corpo disteso, sopra un’alzata di cartoni da imballaggio ammorbiditi da vecchie coperte di pile. Non vola una mosca. È un giorno infrasettimanale, i pochi usciti a farsi una bevuta sono già tutti rincasati. O quasi.
Nella vietta che la Signora ha scelto a residenza ogni rumore è attutito, non un’anima in giro. L’illuminazione pubblica sbatte sull’acciottolato la sua luce soffice e giallognola come un enorme tuorlo d’uovo sparso in terra, sulle pareti dei due palazzi che racchiudono la via, ovunque.
Dal niente, quel silenzio tombale viene violato da un rombo in rapido avvicinamento. Si tratta di un’utilitaria spinta a tutta velocità in arrivo dalla via traversa. Per imboccare la vietta il conducente non decelera, ma usa il freno a mano. La macchina slitta. Le ruote perdono aderenza, fischiano, poi tornano ad aderire al manto stradale, percorrono la via. Anche se quel trambusto dovesse aver svegliato la Signora, la rapidità dell’azione non le lascia il tempo di alzarsi per rendersi conto di cosa stia accadendo.
Quando l’utilitaria le è abbastanza vicino rallenta, frena quasi. Dai finestrini sulla fiancata destra si sporgono i due passeggeri con in mano una bottiglia per uno. Le bottiglie sono colme di liquido infiammabile.”
Il brano è tratto dal racconto “La Signora”, che trovate nell’antologia “I confini del male”, scritta da P.G. Daniel e pubblicata da Pop Edizioni.
Parla di una senzatetto, che ignoti trascorsi hanno condotto a vivere per strada, di espedienti. Non dà fastidio a nessuno. Vive la sua stentata esistenza in una relativa tranquillità.
Almeno sino a quando qualche balordo non deciderà di infierire su di lei nella maniera più atroce.
Perché? Non vi resta che leggere il racconto per intero…