“Noura ha smesso di esistere da quando, anni prima, è diventata prigioniera nella sua casa. È una donna divorziata che, come vuole la tradizione, è tornata a vivere dalla sua famiglia.”
Alcuni mesi fa, lo studente Patrick Zaki è stato liberato dopo quasi due anni di detenzione in un carcere egiziano.
In Egitto, però, non esistono solo le prigioni al centro di questa vicenda.
Ce ne sono altre, di cui si sa poco, dove non ci sono sbarre; anzi, appaiono confortevoli e rassicuranti. Infatti sono case. Case che diventano gabbie.
Ed è proprio di queste prigioni che racconta la scrittrice italo-egiziana J.H. Yasmin nel suo “La mia patria sono io”, opera selezionata dal Salone del Libro di Torino tra le letture consigliate per adulti e ragazzi.
Un risultato prestigioso e meritatissimo per una raccolta di racconti coraggiosa, in cui la scrittrice dà voce a vite realmente vissute nell’Egitto dei nostri giorni, vite che sembrano, però, arrivare da un passato molto lontano.
Donne che utilizzano internet, donne di questa epoca, confinate in casa per volere dei familiari, dei mariti, delle suocere, rinchiuse in gabbie senza via di scampo. Perché essere intrappolate da tradizioni millenarie, da una cultura retrograda che ancora oggi considera la donna come una proprietà dell’uomo, da ripudiare e picchiare, non lascia spazio a sogni di libertà.
Non ci sono eroi in questi racconti e non ci sono fiabe. Non ci sono famiglie raccolte intorno a una tavola imbandita a proteggere le bambine dall’infibulazione, non ci sono genitori comprensivi a sottrarre ragazzine dai matrimoni combinati, e non c’è una società leale a impedire che le donne vengano ripudiate e assediate, continuamente sottomesse con la forza del terrore.
C’è, però, la grazia delle loro voci.
C’è il coraggio di raccontare la propria storia, affinché la vita non si perda nel ricordo. C’è la consapevolezza, forse per la prima volta, che non può essere il sacrificio di ogni singola donna a cambiare alcune tradizioni, ma spetta all’opinione collettiva.
C’è la speranza che questo libro possa diventare un inizio di libertà.