“Il mare fa paura mentre rolla e si lamenta come lo stomaco di un’immensa belva che ha fame.
Il vento fa paura mentre fischia e ti sferza contro la faccia come un pugno gelido e invisibile, ogni volta che ti sbatte addosso. Il barcone fa paura mentre beccheggia tra le onde alte e schiumose, pronte a inghiottirti, poco poco che ti sporgi, come i grandi artigli di un predatore vigliacco, che si approfitta della spossatezza delle sue vittime per digerirle in uno stomaco abissale fatto di acqua fredda e buia, in pasto a banchi di pesci voraci.
Ragazzi, bambini, donne, tutti raccolti a babordo, per ricevere calore uno dal corpo dell’altro, guardano verso quell’orizzonte che si stende a perdita d’occhio davanti a loro come un nulla impastato di acqua salmastra e di un pallido cielo. In fondo in fondo, che scompare e riappare tra i cavalloni, si vede una punta scura. È la terraferma. La guardano come si guarda all’ultima chance. Come l’affamato guarda il frutto succoso verso cui tende la mano. E però quel frutto, per uno strano sortilegio, più lui allunga il braccio e più gli si sottrae da sotto le unghie, in una sfida infinita e impari.”
L’infinito dramma dei migranti. Gente che fugge dal luogo in cui è nata per cercare di che vivere, per scampare a una guerra, per assicurare un futuro migliore ai propri figli.
Nel racconto “I quarantanove” si parla di un gruppo di africani lasciati per giorni in mezzo al mare, tra le intemperie, per un bieco calcolo politico. Rimanda a un evento effettivamente accaduto sotto un recente governo.
Trovate il racconto in “I confini del male” scritto da P.G. Daniel e pubblicato da Pop Edizioni.