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“La mia patria sono io” è un libro prezioso. Ci arriva dall’Egitto.
L’autrice J.H. Yasmin, nata in Italia e trasferitasi da giovane al Cairo, ha raccolto le storie durissime di nove donne egiziane che, con la promessa dell’anonimato, hanno raccontato i gravi soprusi subiti senza omettere nulla: infibulazione, matrimoni combinati, reclusione tra le mura domestiche, ripudio da parte del marito, impossibilità di realizzarsi professionalmente senza l’appoggio del consorte, angherie e violenze di ogni genere.
E hanno parlato con la speranza che le loro confessioni potessero aiutare altre donne nelle stesse condizioni, ma soprattutto hanno creduto fermamente che questo libro potesse diventare un veicolo di verità per le donne italiane.
Tra le diverse storie c’è quella di Miriam, una ragazzina violentata da un amico di famiglia.
Miriam aveva provato a confidare la violenza subita ai famigliari, che però si erano mostrati del tutto indifferenti. Anzi, la madre vedova aveva scelto di sposare l’aguzzino della figlia per motivi economici, costringendola a coabitare con la principale causa del suo dolore.
L’uomo, per soggiogare completamente Miriam, l’aveva letteralmente rinchiusa in casa per mesi per impedirle di parlare con chiunque, e in particolare con il compagno di scuola Sami, per cui lei provava un sentimento d’amore.
Quando finalmente la lasciò uscire, Miriam appariva sfigurata dal dolore e dai continui atti di autolesionismo.
“Sami restò senza fiato quando rivide Miriam.
Non la riconobbe.
Era invecchiata di molti anni. Lui la guardava smarrito, chiedendosi dove fosse finita la donna dolce e aggraziata che aveva tanto amato.
Sami sembrava incapace di ascoltarla, di guardarla, troppo scosso dalla trasformazione.
Lui non pareva più Sami e lei non era più Miriam.”
Storie che sembrano arrivare da un tempo lontano e invece appartengono all’Egitto di oggi. Non c’è mai un lieto fine nella vita di queste donne, ma la loro voce è diventata un libro. Ed è stato un vero dispiacere per noi quando una delle protagoniste è morta prima di sapere che Yasmin aveva trovato un editore disposto a pubblicare questi racconti, leali e sinceri.

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