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“Con l’arrivo di mio zio, dentro di me crebbe una costante sensazione di incertezza, che mi assaliva all’inizio della giornata e mi abbandonava soltanto quando mi addormentavo.
Ogni sera mi infilavo sotto le lenzuola credendo che durante la notte altri pezzetti della mia vita sarebbero scivolati via nel buio, uno dopo l’altro.
Un giorno scomparirò anche io, senza accorgermene, mi ripetevo prima di dormire. E quando mi svegliavo, per prima cosa mi toccavo il viso, le braccia e le gambe per vedere se c’ero ancora.”
Nia è la protagonista di “Il sangue non fa rumore”, splendido romanzo d’esordio di Lilia Scandurra.
Convive sin da bambina con la paura di scomparire, di dissolversi nel nulla insieme alle sofferenze e alle angosce provocate da quello zio che ha sostituito i suoi genitori, morti in un incidente stradale.
Un’infanzia negata, scandita dalle regole ferree di un uomo per lei sconosciuto e incomprensibile, che la obbliga ad assecondare le sue tante ossessioni, tra cui la privazione del cibo e di qualunque forma di libertà.
Nia crescerà nonostante le sevizie, riuscendo a fuggire da quella casa e da quelle leggi crudeli, almeno sino a quando non dovrà tornare per assistere lo zio, reso invalido da una grave malattia.
Il passato si ripresenta inesorabile, ma a ruoli invertiti.
Una scrittura magistrale in cui le sfumature della ragione e dell’irragionevolezza si mescolano in un mosaico indimenticabile.
Lo stile sobrio e misurato di Lilia Scandurra ci porta a conoscere ogni fase della vita di Nia, bambina felice con i genitori accanto, infelice sotto il giogo dello zio, giovane donna che tenta in ogni modo di costruire una nuova dimensione in cui salvarsi.
“Non che sia apatica. Nella mia vita c’è e c’è stato affetto.
E non sono autolesionista, quelle piccole cicatrici che ho sulla pelle sono frutto di esperimenti che servono a calibrare l’equilibrio interiore e mi aiutano a capire fino a che punto arrivi il mio disinteresse al dolore.
Di tanto in tanto devo prendere dei respiri profondi perché da bambina soffrivo di una leggera asma che non mi ha più abbandonata.
Altre volte, invece, ho la sensazione di aver dimenticato come si fa a respirare.”

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