La poesia è la più antica forma letteraria, eppure, nonostante sia quella che conosciamo da più tempo, permane in essa una natura evanescente, sfuggente, difficile da inquadrare attraverso i canoni della logica e della razionalità.
Talvolta è più facile “sentirla” che “capirla” fino in fondo, proprio come se i sentimenti più profondi del poeta si trasmettessero al lettore senza bisogno di passare dal ragionamento.
Le parole, così preziose in questa forma espressiva, ancor più che in tutte le altre, servono quasi da suggestione. Non indicano esattamente il loro oggetto, alludono piuttosto a esso, lasciando che sia chi legge a completare in cuor suo quel riferimento.
I versi della giovane poetessa Roberta Margiotta, qui al suo esordio con la raccolta “Ero feroce in sogno”, pubblicata da Pop Edizioni, non fanno eccezione, anzi, rappresentano uno splendido esempio di questo potere evocativo.
Anche quando sembra tratteggiare puntualmente un viaggio, dei fatti concreti, il ricordo delle persone intorno a sé, il messaggio lirico trascende le semplici cose di tutti i giorni, come in questo passaggio:
“Non troppo tempo fa
passeggiavo per le strade affollate di Berlino
guardavo mille volti anonimi
e divini
passeggiare accanto a me e strattonarmi i gomiti.
Mentre il mio volto anonimo fluttuava
tra altri cantilenanti volti anonimi,
passeggiavo indaffarata per le strade di Berlino.
Un’orgia di umani sospiri vive
per le strade di Berlino
assieme ai ricordi
alle fotografie
alle voci. Un’orgia di anime passanti
pullula per le strade di Berlino,
gli amanti si rincorrono senza trovarsi mai”.
Le parole congelano un momento, come per inciderlo per sempre nella memoria. Eppure quel momento vive, si muove e si fa eterno, va al di là del “qui e ora” per descrivere la condizione umana tout court, che si ripete sempre e ovunque, in questa convivenza forzata tra individui indifferenti uno alle sorti dell’altro, eppure ognuno di loro portatore, nel segreto del proprio animo, di un’infinità di storie e sensazioni che attendono solo di essere raccontate. E non è questa l’essenza della vera poesia?