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Capita di incontrare pagine che con poche parole di una semplicità disarmante colpiscono il centro, come frecce ben tirate. Mira proprio così, al cuore, Anita Docile in “A volte mi calmo”, che si può leggere come un diario o come qualcosa che sta fra la poesia e la prosa per frammenti.
Ognuna delle pagine è accompagnata da una tavola illustrata da Catherina Romanelli, che solo al primo sguardo ha qualcosa di infantile, e dove il colore e il dolore sembrano incontrarsi con naturalezza: è quel tratto che permette alle frasi di arrivare a chi legge attraverso una lente di ingrandimento che si chiama innocenza, sincerità, come arrivano le parole dei bambini che suonano talvolta come rivelazioni, e appaiono tanto più stupefacenti quanto più giungono inaspettate.
E chi c’è passato, dal delirio amoroso e dal tormento dell’abbandono, con le domande continue che innesca e le risposte prive di senso che genera, con quel labirinto di significati che sembra accendere un circuito ininterrotto che toglie il sonno, coglierà che è proprio così che scorrono quei giorni, con lampi di lucidità che raggiungono vertiginose verità. E, giorno dopo giorno, ci fanno guarire e conoscere.

“Più ci penso e più ci piango
ma non per me, credimi.
È per il mio corpo
per il tuo corpo.
Per tutti i baci che ci siamo dati.”

(Versi tratti da “A volte mi calmo”, di Anita Docile e Catherina Romanelli, in vendita su www.popedizioni.it)

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