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A che cosa servono i festival e le fiere letterarie? L’Italia ne è piena.
Ve ne sono a cadenza mensile, talora quindicinale. Li si trova un po’ dappertutto, sui picchi più impervi, presso i luoghi di balneazione, nelle periferie delle piccole città, dentro costruzioni monolitiche che si ergono nei centri delle metropoli.
Certo, non tutte le manifestazioni sono di alto livello, molte di queste risultano un tantino abborracciate, sembrano allestite giusto per dare lustro a chi si è preso la briga di crearle o per dare movimento a cittadine un po’ smorte.
Il Salone del Libro di Torino, Più Libri Più Liberi a Roma, Festivaletteratura di Mantova, Book Pride a Milano sono tra le maggiori, benché esista una seria concorrenza fatta da fiere delocalizzate in piccole province, e con un dispiego di mezzi inferiore, che per inventiva e buona organizzazione sanno farsi ugualmente notare.
Ma per tornare alla domanda iniziale, a che cosa servono?
Ci sono gli incontri con gli autori, ma soprattutto ci sono gli editori con i loro libri.
Se volete un consiglio, concentratevi sulla piccola editoria. I libri delle major li trovati già schierati sugli scaffali di tutte le librerie di catena. Che senso ha?
Meglio se usate quest’opportunità per conoscere titoli meno pubblicizzati ma, forse, più convincenti delle pubblicazioni “mainstream”.
Attardatevi presso i banchetti e gli stand degli editori un po’ meno conosciuti, ci troverete sicuramente delle belle sorprese.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
Siamo una casa editrice NON A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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