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Oggi è la Giornata Mondiale senza tabacco, e allora ne approfittiamo per un breve excursus su tabagismo e letteratura.
Gli scrittori sono stati spesso dei grandi fumatori, specie durante la stesura delle loro opere. Forse perché l’arte della scrittura obbliga a una sedentarietà che confligge con l’estremo dinamismo a cui è sottoposta la mente in quei momenti. Fumare serve quindi a scaricare la tensione accumulata?
Certo è che spesso gli scrittori hanno trasposto questo vizio anche ai loro personaggi. Basti pensare a Sherlock Holmes, mentre risolve casi intricatissimi spipacchiando forsennatamente la sua calabash, o il protagonista del romanzo “La montagna incantata” di Thomas Mann, che afferma: “Non capisco come si possa vivere senza fumare”.
E come non ricordare la U.S., l’ultima sigaretta di Zeno Cosini, con cui si apre “La coscienza di Zeno”? Un uomo che si ripromette di eliminare questa brutta abitudine dalla sua vita senza peraltro riuscirci.
O le ultime pagine dei diari di Beppe Fenoglio, in cui descrive minuziosamente la tosse che lo scuote a ogni boccata, e che lo porterà a una morte precoce, costituendo perciò anche una sorta di monito per tutti i fumatori in sintonia con la giornata odierna.
Senza dimenticare il Brucaliffo di “Alice nel Paese delle Meraviglie”, che aspira da un narghilè accovacciato sopra un fungo e risponde a monosillabi alla bambina che lo sta interrogando, troppo intento a emettere cerchi di fumo.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
Siamo una casa editrice NON A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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