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Uno dei più temuti spauracchi per un autore, soprattutto uno di quelli che si mantengono scrivendo, è il famoso “blocco dello scrittore”.
In che cosa consiste esattamente?
La mente umana è strana: capita che un romanzo “si scriva da solo”, come si suol dire, ossia che le parole sgorghino dal nostro cervello e scorrano sulla carta come un fiume in piena, fino a riempire centinaia di pagine in poco tempo.
Al contrario, può succedere che uno scrittore non riesca a buttare giù alcunché di sensato, per un periodo che si può protrarre parecchio nel tempo.
Scrive, riscrive, getta via, ricomincia, senza che gli venga mai nulla di convincente. Che cosa si può fare in questi casi?
Incaponirsi a vuoto non porta da nessuna parte. Meglio distrarsi. Staccare la spina, non pensare a quel che tentiamo inutilmente di scrivere può aiutarci a rilassare i pensieri, tanto più che per la maggior parte è il subconscio il vero artefice di ciò che scriviamo, che lavora meglio senza che la nostra parte razionale lo pungoli continuamente.
Il tempo è un gran dottore, si sente spesso ripetere, e in questo caso è quanto mai vero. Lasciate passare qualche giorno prima di rimettervi al lavoro.
E quando vi siederete di nuovo alla vostra scrivania, affrontate il foglio senza aggressività. Un approccio morbido e accogliente sarebbe l’optimum: cominciando a scrivere piccoli particolari che troviate particolarmente famigliari e facili da comporre.
Consideratelo un allenamento prima della gara.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
Siamo una casa editrice NON A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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