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Chi scrive, non si sa quanto consapevolmente, assume su di sé una grande responsabilità.
Ciò che è scritto si carica automaticamente di un principio di autorità che va al di là dei contenuti specifici. Più dei film, più delle opere teatrali, più di un quadro o di una scultura.
Dalla scrittura ci si aspetta sempre che porti una qualche verità, investendola di un potere oracolare che le deriva probabilmente dai secoli passati, in cui pochi erano scolarizzati e moltissimi quelli che non sapendo né leggere né scrivere si dovevano fidare, attribuendo a quello che veniva scritto un valore quasi metafisico.
Questo principio, ahinoi, sembra essere passato dai libri a tutto ciò che è scritto in generale.
Quante volte ci fidiamo di quel che leggiamo su Internet senza domandarci con sufficiente scrupolo chi ne sia l’autore e quale sia il suo grado di attendibilità?
Senza sconfinare nel complottismo a tutti i costi, certe volte è meglio esitare prima di dare piena ragione a una notizia o a un’informazione in cui ci imbattiamo.
Coltivare il dubbio è sempre salutare.
Una fonte non basta mai, meglio cercare più di un riscontro prima di dare sufficiente credito a una determinata affermazione.
La cosiddetta infosfera, dentro cui siamo quotidianamente immersi, contiene nozioni buone e fasulle mischiate insieme senza grande distinzione. Mai come adesso è bene evitare di prendere tutto come oro colato. La regola aurea è quella di diffidare sempre, almeno fino a prova contraria.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
Siamo una casa editrice NON A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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