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Un tempo c’era il romanzo, e basta.
Con questo termine si intendeva quella forma letteraria eminentemente borghese nata in Francia e coltivata nel mondo anglosassone, che aveva sostituito l’epica per portare al centro del racconto il cittadino otto/novecentesco ritratto col massimo realismo all’interno della società moderna.
Accanto a questo c’era la letteratura secondaria, dedicata a un pubblico meno esigente: romanzi d’appendice o feuilleton, romanzi rosa, romanzi d’avventura, romanzi gialli, romanzi di spionaggio, romanzi illustrati.
Piano piano i generi sono stati sdoganati, le persone non si vergognavano più di leggere romanzi considerati di puro intrattenimento, che infatti hanno invaso e stravolto il mercato al punto che ormai quasi tutti i romanzi sono di genere e, se si vuole indicare una pubblicazione che non lo sia, bisogna ricorrere a giri di parole come “letteratura bianca” o “romanzo mainstream”.
A pensarci bene, però, già nel passato, anche remoto, i grandi classici appartenevano quasi tutti a un genere.
L’“Edipo re” di Sofocle alla fine è un giallo, nel quale peraltro l’investigatore è, a sua insaputa, anche l’assassino.
L’“Odissea”, l’“Orlando Furioso” o i vari testi religiosi rientrano nel fantasy.
“Cime tempestose”, “Il rosso e il nero” e “I promessi sposi” sono romanzi d’amore.
Il “De bello gallico” di Giulio Cesare è autofiction.
Questo ci fa capire che per creare un grande libro non importa tanto di che cosa si scrive ma di come lo si scrive.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
Siamo una casa editrice NON A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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