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Siamo tanto abituati ai forestierismi, ossia alle parole straniere, specialmente quelle inglesi, che usiamo ormai con tale frequenza, e di cui non potremmo più fare a meno, che a volte non ci accorgiamo delle molte parole italiane che, in controtendenza, vengono normalmente adoperate da altri popoli.
Spesso rivelano campi merceologici o artistici, in cui gli italiani predominano o hanno predominato in certi periodi storici, lasciando la loro firma proprio attraverso queste tracce linguistiche.
C’è l’ambito culinario, per esempio: gli italianismi più usati ovviamente sono pizza, pasta, spaghetti, maccheroni, cappuccino, espresso.
Per uno strano qui pro quo, gli americani indicano col termine “pepperoni” (con geminazione della labiale) il salame piccante, mentre “salame” è diventato “salami”.
Sugli spartiti musicali di tutto il mondo ancora si usano i classici adagio, allegro, da capo, assolo, staccato, soprano, tenore, baritono.
Addirittura il nome dell’ex segretaria di stato degli USA Condoleezza Rice deriva da una storpiatura dell’indicazione lirica “con dolcezza”.
La parola “paparazzi”, che come tutti sanno serve a indicare i fotografi specializzati negli scatti scandalistici, esiste ormai tale e quale in quasi tutte le altre lingue, tanto da dare il titolo a una celebre canzone di Lady Gaga.
Tecnicamente si tratta di un’antonomasia: era infatti il cognome dato da Federico Fellini a uno dei fotografi nel film “La dolce vita”.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
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