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Quali sono gli errori tipici di chi si approccia alla scrittura?
I tranelli sono tanti: dalle descrizioni troppo dettagliate di un’azione di per sé irrilevante (estrasse il pacchetto di sigarette dalla tasca sinistra della giacca di tela blu che aveva acquistato un anno prima ecc.) ai dialoghi in cui tutti i personaggi utilizzano il medesimo linguaggio, fino alla mancanza di sfumature caratteriali dei protagonisti, che sono ottusamente positivi o negativi in ogni situazione.
Ma oggi parliamo di alcuni pleonasmi che denotano inesperienza nella scrittura e che, invece, sono facilmente evitabili.
Espressioni come “entrare dentro, uscire fuori”, mutuati dal linguaggio parlato, ricorrono talvolta anche negli scritti: “entrò dentro casa, uscì fuori di casa”.
Il verbo entrare significa “andare dentro”, il verbo uscire significa “andare o venire fuori”, perciò si dovrà scrivere “entrò in casa, uscì di casa”.
Del medesimo tenore sono le espressioni “scendere sotto” e “salire sopra”, in cui nel verbo scendere è implicito “sotto” e nel verbo salire “sopra”.
Quante volte vi è capitato di leggere “correva velocemente”?
La domanda che bisogna porsi è: si può correre lentamente? Si può uscire dentro, entrare fuori, rallentare velocemente? No. E dunque basta il verbo a esprimere efficacemente l’azione.
Stesso discorso per “un giovane ragazzo”, in cui ragazzo è “chi appartiene all’età della giovinezza”.
Oltre al pleonasmo per eccellenza “a me mi”, ve ne vengono in mente altri?
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
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