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L’Italia è un paese curioso: ha una delle popolazioni meno ferrate nella conoscenza delle lingue straniere, eppure da sempre appare come una di quelle che più amano i forestierismi.
Forse proprio perché, ignorandone la lingua d’origine, ne assaporano l’esotismo?
Certo è che, senza spingerci sino alla difesa a oltranza dell’idioma nazionale, ci pare che spesso molti vocaboli esteri possano tranquillamente essere sostituiti nell’uso comune da quelli già esistenti in italiano, per esempio “weekend”, che potremmo tornare a chiamare fine settimana, come si faceva fino a qualche anno fa.
Perché parlare di “off topic” quando si può continuare a dire “fuori argomento”? E in che momento esattamente “packaging” ha sostituito “imballaggio”?
Condizionati dal gergo dei social ormai non scartiamo neanche più i pacchetti: facciamo l’“unboxing”.
Qualcosa che va di moda è “trendy”, una persona corpulenta è “curvy”, prendere in giro qualcuno per il fisico è “body shaming”, fischiare dietro a una ragazza o farle apprezzamenti indesiderati è “cat calling”.
Imbarazzo è “cringe”, scherzo è “prank”, vanto è “flex”, il filmato o il video sono diventati “reel”, guardare di sottecchi è il “side-eye”, i seguaci sono “followers”.
C’era davvero bisogno di tutti questi innesti di inglese dentro il tessuto linguistico nazionale? A noi non sembra che se ne sentisse la mancanza…
Però se abbiamo esagerato, per favore, anziché “dissarci” vituperateci qui…
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
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