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#labottegadelleparole

Come farsi (o non farsi) leggere da un editore: prima parte.
Ce lo avete chiesto in tanti e perciò oggi parliamo degli errori tipici di chi invia un testo a un editore, partendo dai più comuni.
Il contenuto della mail con cui si presenta il testo che si vorrebbe pubblicare.
Dovrebbe essere una considerazione ovvia, ma evidentemente non lo è: se uno scrittore non è in grado di scrivere correttamente una mail di accompagnamento, quante probabilità esistono che abbia scritto un buon romanzo?
Lo stile deve essere accurato e il contenuto deve fornire informazioni adeguate sul tipo di testo inviato, così da risaltare tra le tante proposte che ogni editore riceve.
Invece, spesso, la formuletta standard è: “Ecco il racconto che voglio pubblicare”, “Ho scritto questo romanzo ve lo invio”, “Non so se pubblicate poesie ma le mie sono belle”.
Ed eccoci a un altro errore tipico di chi aspira a essere pubblicato: inviare il testo a un editore senza prima verificare che sia in linea con il suo catalogo.
Oggi basta dare un’occhiata al sito per farsi un’idea precisa della linea editoriale: perché sprecare tempo a inviare testi per l’infanzia a chi pubblica solo letteratura erotica?
Perché non si sa mai: è questo il pensiero che accomuna gli aspiranti scrittori. Ma è un pensiero sbagliato.
Se ricevo un testo che non ha nulla a che vedere con il mio catalogo, ritengo di essere stato scelto a caso. E non è un buon inizio.
A mercoledì prossimo, con altri errori tipici di chi cerca un editore.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
Siamo una casa editrice NON A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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