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Come farsi (o non farsi leggere) da un editore: seconda parte.
La scorsa settimana abbiamo spiegato quanto sia importante scegliere l’editore (e il catalogo) giusto a cui inviare un testo per farlo pubblicare.
Oggi, invece, parliamo della famigerata sinossi, che deve sempre accompagnare il testo che si propone a un editore.
Non accludere la sinossi, forse nella speranza di non essere scartati a priori, è un errore fin troppo comune in chi è in cerca di un editore.
Fatevi coraggio: della sinossi non si può fare a meno. Perciò tanto vale prepararla con cura e renderla efficace.
Come per la mail di accompagnamento, lo stile deve essere scorrevole e accurato, senza strafalcioni, e le informazioni ben calibrate.
A volte riceviamo sinossi stitiche e riottose: “Il romanzo parla della mia giovinezza, dei miei sogni e delle mie battaglie. A qualcuno può interessare, a qualcun altro no, ma è la mia vita”.
Oppure ugualmente stitiche, ma con enfasi: “Il romanzo racconta la storia di Giulio, un quattordicenne che un giorno decide di andare in cerca di suo padre. Riuscirà questo ostinato ragazzino a incontrarlo?”.
Viceversa, ci sono scrittori che inviano sinossi talmente dettagliate, in cui gli eventi di ogni capitolo vengono tutti pedissequamente elencati, da risultare inutili e dispersive.
Su tutte vale un’ovvia considerazione: la sinossi deve spiegare brevemente la trama, elencare i punti di forza del racconto ed evidenziare lo stile di scrittura.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
Siamo una casa editrice NON A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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