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Ogni generazione inventa un linguaggio tutto suo, il cosiddetto slang giovanile, che il più delle volte rimane incomprensibile alle orecchie dei genitori (in effetti è proprio questa una delle sue funzioni).
Parole che affiorano e nel giro di pochi anni (a volte pochi mesi) spariscono. Così in fretta che gli adulti non fanno nemmeno in tempo ad afferrarle.
Ora, per aiutare un po’ tutti i “matusa”, come si diceva nello slang giovanile di qualche anno fa, a decrittare questo linguaggio in codice, proviamo a segnalare qualche neologismo (a proposito, il “matusa” di un tempo è stato attualmente sostituito da “boomer”, creato originariamente per riferirsi alla generazione nata durante il primo grande boom economico, ma poi esteso a tutte le persone mature).
“Maranza”: fino a non molto tempo fa era sinonimo di “truzzo” o “coatto”, ossia il tipico cafone metropolitano. Ultimamente invece indica un gruppo di giovani molto simili ai “paninari” degli anni ’80, che amano seguire le mode, sia per quel che riguarda il taglio dei capelli che le marche di abbigliamento.
“Sus” sta per sospetto, una situazione di cui non fidarsi.
“Mid” sta per mediocre.
“Greve” chissà perché non ha più il significato classico di “opprimente, penoso”, ma ha assunto quello di “assurdo, pazzesco”.
“Sto” come abbreviazione di “sto morendo dal ridere”.
“Diabla”, per una ragazza dai comportamenti poco ortodossi.
“GLS” come acronimo di “Già lo sai”.
“Santa pazienza”, invece, non è slang ma lo aggiungiamo noi.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
Siamo una casa editrice NON A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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