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La nostra è senza ombra di dubbio una delle lingue più ricche tra quelle vive e morte. Questo felice risultato nasce però da un passato non privo di difficoltà.
L’abbondanza lessicale dell’italiano è infatti dovuta ai moltissimi prestiti linguistici dai popoli che hanno colonizzato il nostro territorio, nel corso dei secoli.
Prova ne sia che lingue come il latino, l’inglese o lo spagnolo, parlate da nazioni dominanti, possiedono vocabolari più spogli: erano loro infatti a imporre il proprio idioma a coloro che venivano conquistati dai relativi eserciti.
Restiamo, per esempio, proprio all’aggettivo “ricco”, che abbiamo poc’anzi usato per definire la lingua nazionale. Si tratta di un aggettivo dai molteplici sinonimi: abbiente, agiato, benestante, opimo, opulento. Ma, con un certo spostamento semantico, anche: florido, prospero, fiorente.
Il suo contrario, “povero”, può anche essere indigente, nullatenente, misero, bisognoso, disagiato, carente e così via.
Per non ripetere sempre il verbo “dire” possiamo usare, a seconda dei contesti, esclamare, proferire, spiegare, esplicitare, affermare, rivelare, confidare, enunciare, discorrere, narrare, raccontare…
Ma è probabile che i termini che contano il maggior numero di sinonimi siano quelli che si riferiscono agli organi riproduttivi maschile e femminile, tra lemmi scientifici e non, che qui non possiamo riportare, rimandandovi semmai ai noti sonetti di Giuseppe Gioachino Belli (“Er padre de li Santi” e “La madre de le Sante”).
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
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