Quando sono indeciso su cosa fare, mi tornano in mente le parole di mio nonno che diceva sempre: “Se non sai cosa fare, non fare niente”. Ma nella scrittura bisogna comunque saper scegliere la soluzione più adatta e la punteggiatura offre molteplici possibilità.
A chiusura di frase ci possono essere quattro tipi di punteggiatura, o addirittura cinque.
Il punto fermo, che chiude il discorso. Serve a mostrare che l’enunciato è finito, il suo senso è compiuto. Se dopo si va a capo, assume un valore ancor più risoluto.
I puntini di sospensione: devono essere tre, non uno di più. Indicano incertezza o possono alludere a cose non dette esplicitamente nella preposizione che vanno a concludere e che sta al lettore intuire.
Poi ci sono il punto interrogativo e il punto esclamativo. La distinzione semantica è nota: uno serve a contrassegnare una domanda, l’altro va a rincarare il peso di una certa affermazione. Ci raccomandiamo di usarne uno per frase, senza l’inutile sfilza che spesso si vede sui social.
Quando la domanda è indiretta (“Gino si domandava cosa ci facesse a quella festa”) il punto interrogativo non va messo.
Quanto all’esclamazione, quando va usata? Di regola per accompagnare un vocativo (“Giorgio!”) e l’imperativo (“Vieni qua!”) o tutt’e due insieme (“Giorgio, vieni qua!”).
Per il congiuntivo esortativo non è obbligatorio (“Andiamo a pesca”). Può indicare sorpresa o euforia (“Eureka!”), qui i confini tra uso proprio e ricorrenza inutile si fanno più labili: “Oggi è una bella giornata!”, non ha senso infiocchettarla con un punto esclamativo.
La cosa si fa interessante quando i due punti si uniscono: ?!
Di solito vale per le domande retoriche, ma può anche indicare esitazione tra sicurezza e dubbio: “Insieme a te tutto è più bello?!”. Assumono un valore quasi filosofico…
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più.)
NON siamo una casa editrice A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it
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I puntini di sospensione: devono essere tre, non uno di più. Indicano incertezza o possono alludere a cose non dette esplicitamente nella preposizione che vanno a concludere e che sta al lettore intuire.
Poi ci sono il punto interrogativo e il punto esclamativo. La distinzione semantica è nota: uno serve a contrassegnare una domanda, l’altro va a rincarare il peso di una certa affermazione. Ci raccomandiamo di usarne uno per frase, senza l’inutile sfilza che spesso si vede sui social.
Quando la domanda è indiretta (“Gino si domandava cosa ci facesse a quella festa”) il punto interrogativo non va messo.
Quanto all’esclamazione, quando va usata? Di regola per accompagnare un vocativo (“Giorgio!”) e l’imperativo (“Vieni qua!”) o tutt’e due insieme (“Giorgio, vieni qua!”).
Per il congiuntivo esortativo non è obbligatorio (“Andiamo a pesca”). Può indicare sorpresa o euforia (“Eureka!”), qui i confini tra uso proprio e ricorrenza inutile si fanno più labili: “Oggi è una bella giornata!”, non ha senso infiocchettarla con un punto esclamativo.
La cosa si fa interessante quando i due punti si uniscono: ?!
Di solito vale per le domande retoriche, ma può anche indicare esitazione tra sicurezza e dubbio: “Insieme a te tutto è più bello?!”. Assumono un valore quasi filosofico…
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