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Ricordate quel vecchio film giapponese, “Rashomon” di Kurosawa?
Il fattaccio al centro della trama è l’assassinio di un samurai e la violenza nei confronti della sua sposa.
Come si sono svolti i fatti e perché? I testimoni convocati in tribunale forniscono ognuno una versione che si discosta da quella resa dagli altri.
Ebbene, la scrittura è un po’ questo: c’è una vicenda da narrare, che è il punto di partenza per ogni autore. “Rem tene, verba sequentur” diceva Catone: tieni presente l’argomento, le parole ne conseguiranno.
In realtà il compito dello scrittore non è così semplice, perché decidere “come” narrare una storia cambia il risultato e, in qualche maniera, la sostanza stessa dell’evento.
Infatti, una vicenda si può prestare a una serie di punti di vista diversi, a volte contrastanti tra loro: tutto dipende da che cosa (e perché) l’autore voglia trasmettere ai suoi lettori.
Un medesimo avvenimento può essere reso in maniera comica, drammatica o patetica: pensiamo anche solo a un uomo che cade, gli esiti del ruzzolone potranno strapparci una risata o intristirci, a seconda che vengano descritti da Jerome K. Jerome o dal Parini, per esempio.
Si può decidere di dare al racconto un taglio privo di enfasi o un valore quasi epico, basti paragonare il romanzo borghese ottocentesco all’“Ulysses” di Joyce.
È lo scrittore che deve scegliere con che stile rendere la narrazione, sempre consapevole che ogni scelta presenterà poi il proprio conto al lettore.
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
Siamo una casa editrice NON A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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