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Lo scrittore deve tendere perennemente le antenne verso il mondo circostante, non deve stancarsi neppure per un singolo minuto di captare le varie forme attraverso le quali la realtà esterna, nelle sue diverse declinazioni naturali, culturali, sociali, psichiche, gli si manifesta. Infatti, una volta che perde la curiosità perde l’anima. Non sa mai, se non a posteriori, che cosa gli tornerà utile ai fini della stesura di un’opera letteraria. Deve mantenere i sensi sempre all’erta per non rischiare di ignorare un particolare prezioso.
Il periodo in cui la sua attenzione di solito è maggiormente desta cade durante la fase della scrittura vera e propria. Molte tra le cose che legge, ascolta, osserva, ripensa gli appariranno utili per il proprio lavoro, quasi che l’intero universo si fosse coalizzato e collaborasse magicamente alla buona riuscita del suo libro.
Per la verità, è più facile che tale prodigio sia da attribuire a un’attenzione fortemente selettiva che lo scrittore in questione indirizza verso ciò con cui viene in contatto, condizionata appunto dalle tematiche che ha intenzione di trattare.
Qualunque ne sia la causa, è in quei momenti che lo scrittore si trasforma in una spugna pronta ad assorbire ogni suggestione che la vita quotidiana abbia in serbo per lui. Questo stato di privilegiata sintonia con ciò che accade attorno a lui è paragonabile a quel genere di estasi che coglieva il beato, elevandolo dall’esperienza comune per porlo a un superiore livello percettivo.

(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)

NON siamo una casa editrice A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it  Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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