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Il primissimo compito assegnato ad Adamo è quello di conferire un nome a ogni essere vivente e, più in generale, a tutto ciò che si trova intorno, fino a quel momento destinato al più assoluto anonimato. Geova ha pensato a creare l’universo, toccherà all’uomo chiamarlo pezzo per pezzo, dando così vita alla comunicazione. Solo attraverso le parole è possibile capirsi, imparare e insegnare dove e come viviamo.
Ogni scrittore è erede di quel primo nomenclatore, con un’unica ma basilare differenza: mentre il capostipite dell’umanità si trova al cospetto di una realtà data per la quale deve trovare i giusti appellativi, lo scrittore, oltre alla materia, si trova in consegna anche un vocabolario già definito. I termini ci sono già tutti, non compete a lui inventarli, tuttalpiù stravolgerli.
Il vero compito dello scrittore sarà quello di riuscire a maneggiare il linguaggio preesistente così bene da restituire con la massima precisione gli aspetti fisici e spirituali di ciò che va narrando.
A tutti noi è richiesto di esprimerci, parlando nel modo più efficace. Lo scrittore è gravato da una maggiore difficoltà, innanzitutto perché gli è preclusa la possibilità di ricorrere alla mimica o a indicazioni fisiche per rendere più chiaro quello a cui si sta riferendo, l’unico mezzo di cui si può avvalere è la parola scritta.
In secondo luogo, non ci basta che ci faccia capire ciò di cui parla: deve essere capace di mostrare il mondo che noi tutti conosciamo sotto una luce inedita. 

(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)

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