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Si sa che l’industria editoriale si basa in larga parte sul cosiddetto “lettore forte”, una sorta di essere mitologico tratteggiato dagli uffici marketing, che si nutrirebbe insaziabilmente di libri. In altre parole, quello che un tempo era il topo da biblioteca, o “bookworm”, come lo chiamano in ambienti anglofoni.
Sebbene i best seller siano decretati da un pubblico formato anche dai lettori pigri, è su quelli forti che si può fare maggior affidamento, considerandoli degli acquirenti sicuri, su cui si possano compilare i bilanci preventivi di una casa editrice.
Talora viene da pensare a questo non meglio identificato “lettore forte” come a una specie di invertebrato, che preferisce la lettura alla vita reale, con il naso perennemente tuffato nei libri pur di non alzare lo sguardo sul mondo che lo circonda.
Francamente crediamo invece che un buon lettore sia quello che sa mettere a confronto ciò che legge con ciò che vive, affinché una dimensione aiuti l’altra. La letteratura avulsa dall’esistenza rimane lettera morta, allo stesso modo una vita privata di sane e regolari letture è una vita molto più povera, una vita vissuta a tentoni, senza l’aiuto di chi ha percorso un cammino simile al nostro prima di noi e si è anche impegnato a raccontarcelo, quasi per metterci in guardia o per darci un punto di vista per così dire professionale.
Certo, fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. Anche a questo serve il confronto tra lettura e vita: a sondare l’attendibilità di un autore.

(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)

NON siamo una casa editrice A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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