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Siamo stati sommersi da una quantità strabiliante di autoscatti che ci ritraggono sorridenti nelle più ordinarie, irrilevanti attività quotidiane, al punto da aver sviluppato una salvifica assuefazione (per cui anche guardandoli non ne percepiamo più l’inevitabile bruttezza) e una letale assuefazione (per cui non ci sentiamo ridicoli a scattare di continuo fotografie mentre sorridiamo a nessuno come passeri solitari). Ma l’invenzione dei selfie è stata una catastrofe anche per la scrittura. Essersi abituati all’idea che qualunque sorriso, momento o luogo della nostra vita siano degni di attenzione e condivisione è stato un terribile errore. Ancora più disastrosa la possibilità di poterli postare sul proprio profilo al fine di renderli pubblici. Perché i selfie, riproponendo alla lettera la banalità quotidiana, non sono interessanti e non raccontano niente. Per estensione, non basta svelare i propri affanni giornalieri per diventare uno scrittore. Che siano travagli amorosi, beghe professionali, ingiustizie sociali, poco importa. La scrittura è una lente d’ingrandimento che consente di rendere visibile ciò che apparentemente non lo è, uno strumento per decodificare la realtà offrendone una visione personale e nuova. Non ha niente a che vedere con la semplice trasposizione dei fatti o dei propri sentimenti e pensieri. È un’arma affilatissima, ma bisogna saperla usare, a cominciare dalla scelta di cosa non vale la pena raccontare. Non siate didascalici, non affidatevi alla pura verità, perché la verità di per sé non è interessante, se non è in grado di portare in superficie l’essenza. I vostri segreti non sono diversi dai segreti di chiunque altro, perciò non raccontateli, sono noiosi senza una chiave di lettura inedita. Per capirci, lo scambio di mail o messaggi tra due amanti non ha alcuna rilevanza per chi legge, a meno che non si tratti delle lettere di Eloisa e Abelardo.

“Ricetta della settimana”: rileggete tutto ciò che avete scritto e chiedetevi perché mai a qualcuno, oltre voi, dovrebbe interessare. Se trovate almeno tre buoni motivi, state imbrogliando.

(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, leggere molto di più.)

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