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È senz’altro un’esperienza comune a tutti gli scrittori, ogni qual volta confessino pubblicamente la propria attività, sentirsi rispondere dall’interlocutore del caso: “Oh, ma allora deve assolutamente scrivere di me!”. Con l’immancabile aggiunta: “Sa, la mia vita è un romanzo!”. Non è quasi mai vero. La vita di nessuno, o quasi, è un romanzo.
Addirittura Hemingway, che, per quanto riguarda una vita avventurosa, di sicuro non si fece mancare alcunché, quando si trattava di attingere al proprio bagaglio esistenziale preferiva mischiare la cronaca alla fantasia. Questo poiché è difficile che la semplice descrizione di un episodio realmente accaduto abbia una sufficiente efficacia narrativa. Il buon autore conosce la necessità di alterare almeno un po’ quello che va narrando affinché ciò giunga al lettore con il giusto impatto.
E se neppure tutte le peripezie di Hemingway bastano a costruire un racconto che funzioni, figuriamoci la maggior parte delle nostre vite, costituite di eventi perlopiù banali e ordinari.
Certo, ogni vita è un’esperienza unica e irripetibile, ma questo vale solo per l’individuo che la sta vivendo; il discorso cambia in maniera drastica quando quei fatti privati debbano assumere un’esemplarità artistica, che di solito si nutre più volentieri dell’eccezione che della consuetudine.
Forse Flaiano peccava di pessimismo, ma neppure eccessivamente, quando affermava che la vita è fatta al massimo di cinque giornate significative. Tutte le altre fanno volume…
(Pensierino della notte: devo scrivere tanto, ogni giorno, e leggere molto di più. Pensierino del giorno: non basta avere ispirazione, creatività e talento: per scrivere bene servono anche disciplina, determinazione e allenamento.)
NON siamo una casa editrice A PAGAMENTO, perciò investiamo i nostri soldi, lavoro e competenze solo per pubblicare libri di cui ci innamoriamo. Se siete degli scrittori meravigliosi, potete inviare i vostri testi, in formato word o pdf, a pubblicazione@popedizioni.it Ma prima rileggeteli, valutateli e correggeteli con onestà, generosità e rigore. E ricordate che i refusi non sono una disattenzione, sono una perversione. Grazie.

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