Che cos’è la felicità?
Sento spesso parlare di una felicità difficile da raggiungere. Vi sono addirittura delle costituzioni nazionali che prevedono il diritto alla ricerca individuale della felicità, come a ribadire uno sforzo laborioso da agevolare con tutti i mezzi, che può anche durare tutta la vita senza che il risultato finale sia garantito. Ma che cos’è la felicità?
Questo forse avviene perché non ci si mette d’accordo sui termini usati.
In verità tutti siamo felici continuamente. È che la felicità è un momento talmente rapido che è più facile che ce ne rendiamo conto a posteriori che nel momento stesso in cui quel sentimento si sta consumando.
La luce che irrompe improvvisa in una giornata buia, dissetarsi quando si ha sete, sfamarsi quando si ha fame, riposarsi quando si casca dal sonno, sentire la risata sincera del proprio figlio, godere di un divertimento inaspettato nel bel mezzo del trantran quotidiano: questa è felicità.
Un primo passo verso la felicità: non odiare, almeno quando scrivi.
… E la serenità
Altra cosa è la serenità. Per quella, sì, ci si deve impegnare a lungo e duramente, e questo ancora non basta, se il destino non ci arride.
Anche un suicida può essere felice, per la folgorazione di un istante, magari adocchiando la bellezza di un giardino puntellato di fiorellini primaverili, mentre ci si sta schiantando contro da otto piani di altezza, quando ormai è troppo tardi. Non si può dire altrettanto per la serenità, che di certo non stava vivendo quando ha compiuto la tragica scelta.
Poi c’è la gioia, ossia una forma di felicità più intensa e prolungata, capace di elevarci a uno stato d’animo che nei casi più eclatanti può rasentare l’estasi. Va coltivata. Coinvolge la parte più nobile di noi: la nascita di un figlio, la piena realizzazione nel proprio lavoro, il piacere estetico che ci può trasmettere la vertiginosa comprensione di un’opera d’arte o delle meraviglie della natura.
E per te, invece, che cos’è la felicità?
(Scrivilo nei commenti!)
