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Mia figlia ha 26 anni. Vive sola da un paio d’anni: il suo uomo è sparito dall’oggi al domani. Era un ragazzo buono, gentile, premuroso. Lei invece ha un carattere pessimo, ma è piena di gioia di vivere e di amore, un amore che purtroppo non sa dosare. Quando lui se n’è andato, è impazzita per qualche mese, ma adesso è serena: “Quando l’amore arriverà, lo riconoscerò a occhi chiusi,” mi dice sempre. E io ogni volta le rispondo con la stessa frase: “No, tesoro, è meglio se gli occhi li tieni bene aperti”.
Ieri sera stava leggendo il giornale sul divano e di colpo l’ha lanciato per terra: “Eh sì, bisogna aprirli davvero gli occhi. Non ci si può fidare neppure delle donne”. Aveva appena letto la notizia di quell’imprenditore che drogava le ragazze per poi violentarle, forse con l’aiuto della fidanzata. Una storia agghiacciante. “Ma ti rendi conto? Una ragazza che coinvolge altre ragazze in una violenza così tremenda! Ma come si fa a essere così spietate?”
Per quanto incomprensibile, è sempre la solita storia: una storia di potere, di potere assoluto sui corpi, che si esercita soprattutto contro le donne. Durante le occupazioni militari era considerato “normale” che i soldati abusassero di loro, obbligandole a procreare per “inquinare la razza” o le deportassero come schiave: erano usate come arma per indebolire il nemico, annientate moralmente e fisicamente.
E quante donne sfruttano altre donne, obbligandole a subire prepotenze e abusi di ogni tipo da parte di “clienti” depravati e abbietti? Donne spesso abusate a loro volta, che da vittime si trasformano in carnefici, in un inferno senza fine. Ma perché si fa ad altri ciò che si subisce? Per sentirsi potenti? Per rabbia? Per avidità?
O perché a volte non esiste via di fuga e riproponiamo l’unico modo di vivere che conosciamo: la sopraffazione?
Come ogni Natale, anche quest’anno a mia figlia regalerò dei libri. Ho appena finito di leggerne uno che racconta l’universo femminile così com’è, senza ipocrisia, senza inutili giudizi. Parla di donne, parla di noi. E ne parla con lucida tenerezza. E mai come ora, la tenerezza è un sentimento che voglio ricominciare a provare. Perciò, grazie Maria Tina.

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