Il talento non si può imparare. Talentuosi si nasce, non si diventa.
Quando il talento, per esempio nella scrittura, è insolito, insolente e impetuoso non si può scendere a compromessi né rifugiarsi in porti sicuri. Ed è così che nascono romanzi splendidi, senza tempo, senza condizionamenti e filtri.
E se un talento della scrittura incontra un talento della pittura il risultato non può essere che stupefacente.
Questo è il caso del romanzo illustrato “Nulla di rivoluzionario” del decano dell’arte Bicio Fabbri (qui al suo dodicesimo libro) e del giovanissimo Sandro Di Lorenzo, che è riuscito a ritrarre coetanei e adulti con una lucidità feroce, un’immensa capacità di decodificare i sentimenti altrui, che non lascia spazio a benevole interpretazioni.
Lo sguardo dei due autori sa spingersi lontano, ben oltre le apparenze e le pantomime sociali, fino a raggiungere l’osso, sotto le crepe di questa società imbottita di psico-farmaci e psico-ideali, dove impazzano l’ipocrisia e la mediocrità.
“Questo non è un diario, non è uno scritto che lascio a mio figlio, non è Harry Potter, è una terapia.
Alfio sono io e ieri con Carla la più bella sco*ata della mia vita.
Tradisco mia moglie Vanessa con Carla, sua amica. Da mesi. Io ho quarantaquattro anni, sono l’insegnante di storia meno controverso di tutti i tempi e i ragazzi viziati mi stanno sempre più sulle palle. Il problema è che rimango io quello che li tratta meglio, poi pure mio figlio è un po’ viziato… La vera grande insegnante è Vanessa, mia moglie, certo io sono più simpatico, anche più geloso, ma lei non sospetta nulla di me e Carla. Lei è feroce, accezione positiva. Parlo di Vanessa. Carla è volgare ma allo stesso tempo vecchia, come me. Pure lei insegna, religione. Due palle.
Ha un cu*o pazzesco. E dei nei strepitosi, pochi, minuscoli, bellissimi.
Sto soffrendo, la mia tragedia è nelle parole che USO.”
Una girandola di immagini, un vortice di pensieri che si rincorrono tra loro, lasciandoci spettatori di quel che siamo diventati senza accorgercene.
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