Domani è la Giornata dell’orgoglio autistico.
Un’iniziativa bellissima, sin dal nome che le è stato dato, che suona un po’ come il tentativo di ribaltare l’antica vergogna di chi avesse in famiglia un ragazzo affetto da questa sindrome addirittura nel suo contrario: l’orgoglio.
Orgoglio di essere speciali. Un orgoglio per comprendere appieno che non bisogna nascondersi, ma piuttosto partecipare attivamente al corpo sociale.
Peccato che questi propositi inclusivi spesso si scontrino con forme di ghettizzazione che permangono tra gli anfratti meno illuminati della nostra società cosiddetta civile.
È il caso di Antonino, il protagonista del racconto iniziale di “I confini del male”, scritto da P.G. Daniel e pubblicato da Pop Edizioni.
Una raccolta incentrata su vittime e carnefici, debolezza e soprusi, il male declinato nella sua versione più banale e quotidiana.
Un’opera cruda ma necessaria, perché Antonino è un ragazzino autistico bullizzato dai compagni, maltrattato in famiglia, poco seguito dalle istituzioni, ignorato da tutti. Al punto che, anche volendo, non saprebbe a chi chiedere aiuto:
“La psicologa della scuola, quella che c’è due ore a settimana, quella che sbaglia a dire le parole, gli ha dato del caso autistico, a lui, che manco sa guidare, che manco può averci l’auto, che se no andrebbe via lontano, a duecento chilometri orari, il finestrino giù, l’aria tra i capelli, per mettere quanta più strada gli riesce tra se stesso e le professoresse, tra lui e i compagni che lo spintonano e lo pizzicano di nascosto e poi lui urla e deve filare su dal direttore, tra lui e la mamma, che è buona, sì, lo dicono tutti che è buona, e non ha un momento libero per sé e forse per questo, delle volte, si arrabbia magari per altre cose, per il lavoro, ma se la prende con lui, di nascosto, in casa, senza testimoni, così tutti possono continuare a pensare che è tanto buona”.
