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Quando pensiamo a un cane, siamo generalmente portati a immaginare un morbido essere peloso che ci allieta l’esistenza.
Qualcuno che ci spinge a uscire di casa per andare al parco, qualcuno che è nato per tenerci compagnia e ha il compito di mitigare le asprezze della nostra vita.
E a ben pensarci non c’è nulla di male in tutto questo, solo che, molto spesso, viene a crearsi una relazione a senso unico.
Siamo portati a credere che il cane debba sempre essere felice di vederci, sempre e solo scodinzolante, disponibile e giocherellone, a ogni ora, a ogni età, per tutta la vita.
Dimentichiamo facilmente che anche i cani provano dolore, tristezza, solitudine, che hanno desideri che spesso non riescono a esaudire, che anche loro invecchiano.
E dimentichiamo che i cani hanno esigenze diverse dalle nostre, eppure sono sempre stati loro ad adattarsi ai nostri appartamenti, alle strade, ai guinzagli, alle automobili. Sono sempre stati loro a compiere gli sforzi maggiori per venirci incontro.
Riflettendo sul nostro rapporto con i cani è nato questo libro, “È tempo di mordere”, che è una provocazione, perché i protagonisti sono cani che si ribellano ai soprusi degli umani, che ringhiano e mordono chi li maltratta, chi si ostina a non voler comprendere i loro bisogni più elementari.
Ma attenzione: questi ringhi e questi morsi non sono realistici, sono volutamente esagerati, perché servono a scuoterci, sono un grido, un avvertimento, un invito a riconsiderare la nostra idea di cane. Non più individui venuti al mondo solo per rispondere alle nostre aspettative, ma veri amici con i quali condividere l’esistenza. E gli amici, oltre a giocare insieme e a tenersi compagnia, si capiscono e si rispettano a vicenda.
(Troglodita Tribe)

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