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“Nostro padre in spiaggia a Gaeta che restava ore sulla sedia accanto alla sdraio a leggere il giornale, poi a un certo punto si alzava e si tuffava in mare come un delfino, io e mia sorella seduti su dodici bottiglie di acqua con il pigiama e al collo cinture come fossero collane, e tutti attorno ci guardano, ci circondano.”
Oggi è la giornata dedicata al Mediterraneo, che tanto amiamo, Mare Nostrum come lo chiamavano gli antichi Romani, anche se le reminiscenze marittime dedicate alle balneazioni non hanno il sapore oleografico di una cartolina in questo breve stralcio tratto da “Nulla di rivoluzionario”, romanzo scritto da Sandro Di Lorenzo e illustrato da Bicio Fabbri.
Come ogni altro elemento, all’interno dello stile rocambolesco di Di Lorenzo, il ricordo dei momenti al mare, che di tanto in tanto riaffiora nel monologo interiore dell’io narrante, si affastella ad altri ricordi.
La memoria lavora per accumulazione, riporta il protagonista a tempi passati, forse più felici, sicuramente meno emotivamente confusi degli anni che sta vivendo, tra la fine della giovinezza e l’inizio di un’età più matura.
Velleità, ideologie, aspettative, ansie, ricerca di un cambiamento radicale più trasognata che reale, farmaci inghiottiti come confetti, buone intenzioni che si trasformano in illusioni: “Nulla di rivoluzionario” è un microcosmo cadenzato da caleidoscopiche emozioni che travolgono il lettore.
La quotidianità viene reinventata da una scrittura evocativa, ricca di innovazioni formali, e illustrata dalla proverbiale arte di Bicio Fabbri – già autore di vignette e illustrazioni per riviste del calibro di “Cuore, “Il Venerdì di Repubblica”, “Il Nuovo Male”, “Frigidaire” – che qui riesce a creare un’opera nell’opera: un contributo grafico sospeso tra il fumetto e la resa pittorica che reinterpreta il concetto stesso di romanzo, secondo la libera ispirazione dell’artista.
Un libro che rappresenta una vera rivoluzione, a dispetto del titolo, nel panorama editoriale italiano.

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