“Se l’amore non è reciproco non è amore” scrive Anita Docile nel suo libro “A volte mi calmo: ritratti di amore e disamore”.
Il problema è che nell’opera di Docile lei ama, ma il suo amato no. Il che purtroppo non basta a estinguere i sentimenti che impazzano nel cuore.
Infatti la protagonista del libro – dopo essere stata bruscamente “abbandonata” dal suo compagno – cerca di autoconvincersi che prima o poi lui rinsavirà, perché non c’è modo di cancellare la memoria del corpo.
“Più ci penso e più ci piango,
ma non è per me, credimi.
È per il mio corpo.
Per il tuo corpo.
Per tutti i
baci
che ci siamo dati.”
Poi, gradualmente, nell’arco di questo emozionante diario lungo 63 giorni, si renderà conto che a volte l’amore finisce perché forse non è mai iniziato davvero.
La grande forza di questo volume, composto da brevissime riflessioni a metà tra la poesia e l’aforisma, è di riuscire a intravedere una via d’uscita alla disillusione: quando il mondo si capovolge, quando tutto ciò che ritenevi solido si sgretola, l’unica possibilità di guarire è ricorrere a una profonda tenerezza per se stessi e a una robusta dose di ironia.
“Non sono così asociale, come dicevi tu.
Infatti
parlo continuamente tra me e me.
Torna qui, dai, non mi lasciare.”
Anita Docile riesce a guardarsi dall’esterno e a individuare gli aspetti più surreali dell’abbandono, perché è irragionevole continuare a soffrire per qualcuno che non ci ama più e nel frattempo se la sta spassando con un nuovo amore.
“A volte mi calmo” è un gioiellino per commuoversi e sorridere, ma soprattutto per riflettere su alcuni meccanismi comuni a tutti che troppo spesso infieriscono su di noi.
Il testo è scandito dagli splendidi acquerelli di Catherina Romanelli, talentuosa pittrice uruguaiana. Tutte le pagine possono essere staccate e incorniciate per colorare le pareti di casa, perché per guarire dalla disillusione bisogna circondarsi di bellezza.
